Calenzano, 12 dicembre – È stato questione di attimi. Marco Serafini, autotrasportatore di Bibbiena e socio della ditta Sema Autotrasporti, si trovava a pochi metri dalla nube di fumo nero sprigionatasi dopo la devastante esplosione al deposito Eni di Calenzano. Il bilancio è drammatico: cinque vittime, 26 feriti e una comunità sotto shock. Serafini è uno dei due feriti gravi trasportati d’urgenza all’ospedale Careggi di Firenze.
Un viaggio di routine trasformato in incubo
Quella mattina, Serafini era partito per una consegna abituale: rifornire gasolio. “Non passava una settimana senza che andasse a Calenzano per caricare”, racconta un collega e amico, Sensi. Poi, l’inferno: un’esplosione improvvisa, fiamme e una nube che ha avvolto l’area. “Non sapevo che fosse lì, me l’ha detto un amico in comune”, aggiunge Sensi.
Attimi di terrore e un telefono che non risponde
Dopo la notizia, la paura è stata totale. Il telefono di Marco squillava a vuoto. “Abbiamo provato a chiamarlo più volte, sia io che i suoi familiari, ma nessuno rispondeva. È stato terribile, abbiamo temuto il peggio”, continua Sensi, ancora scosso.
L’inchiesta e gli altri feriti
La Procura di Prato ha avviato un’indagine sull’incidente, raccogliendo testimonianze e dati per chiarire le cause della tragedia. Tra i nomi dei feriti figura anche un altro aretino, l’ingegnere Andrea Mariotti, presente sul posto per lavoro. Le sue ferite sono state lievi, ma la sua testimonianza sarà cruciale per ricostruire l’accaduto.
Una comunità sotto shock
L’esplosione ha lasciato un segno profondo, non solo sui sopravvissuti ma anche sulla comunità locale, ancora incredula davanti a un evento così tragico. Mentre le autorità proseguono con le indagini, le famiglie coinvolte cercano di elaborare un dolore che difficilmente si attenuerà.
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