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“Gli Aghi d’oro” di Michael McDowell: la fluidità del bene e del male

(Venerdì 5 aprile 2024) – Blackwater, uscito per Neri Pozza il 23 gennaio dello scorso anno, ha raggiunto un successo inaspettato. Spesso considerata fantasy ma in realtà pare essere più una gothic novel dal gusto faulkneriano, la saga ha letteralmente spopolato sui social.

di Erika Massimo

Il successo ha raggiunto il romanzo ben quarantuno anni dopo la prima pubblicazione. Ad aver contribuito, oltre alla capacità di McDowell di condurre sapientemente la narrazione, è stata la trovata di Neri Pozza che ha rimpaginato il romanzo: da un unico tomo a sei libri con copertine accattivanti.

Un anno dopo, la casa editrice ha deciso di tradurre un altro romanzo dell’autore statunitense: Gli aghi d’oro. Eppure, contrariamente alle aspettative, il libro non ha riscontrato lo stesso successo del precedente. Con ogni probabilità, è a causa delle dimensioni: se Blackwater è stato suddiviso in sei libri tascabili, altrettanto non è stato fatto per Gli aghi d’oro che è stato pubblicato in un unico grande tomo di ben 553 pagine.

Nonostante ciò, l’impianto narrativo di quest’ultimo romanzo è ben più raffinato rispetto alla saga che l’ha preceduto. Il libro si apre con un contrasto tra il dentro silenzioso dell’abitazione della temibile Lena Shanks, e il fuori caotico delle strade di una sporca e malandata New York. È la notte di Capodanno e il 1881 si chiude tra urla di ubriachi, bambini cenciosi, ladri e donne di malaffare.

La Parte 1, intitolata Il triangolo Nero, inizia proprio così: se fuori c’è il vociare scomposto dei festanti che salutano il nuovo anno, in una piccola casa, nel buio silenzioso, compaiono due bambini, Ella e Rob, intenti a svestire e togliere tutti i gioielli al cadavere di una donna.  Aiutati dalla nonna Lena Shanks, infilano il corpo in un sacco di iuta e scendono in strada.

Sullo sfondo ubriaco della metropoli, i due fratelli, in silenzio, si disperdono tra la folla trascinando il corpo privo di vita. Nella America perbenista di fine Ottocento, Daisy, madre di Ella e Rob, è dietro compenso un’abile abortista che pratica l’ illegale arte nella casa situata nella zona più malfamata del Triangolo Nero. Tuttavia, nonostante le capacità della donna, questa volta non tutto è andato per il meglio.

Il romanzo ha delle tinte fortemente antitetiche e manichee, eppure questo è solo un aspetto della realtà multiforme e in costante opposizione a sé stessa: tutto quello che è sicuro a un primo sguardo, in realtà, scopriremo non esserlo. A far da protagoniste sono due famiglie nemiche: una altolocata, quella degli Stellworth, e l’altra degradata degli Shanks. Tra le due si crea la classica dinamica di lotta tra bene e male, in una escalation cruenta di vendetta e sangue.

Eppure, al contrario di quanto potremmo supporre, il romanzo veicola un interrogativo: dove risiede la ragione e quali sono i paradigmi di una vendetta che si possa definire giusta? Domanda, questa, a cui non c’è risposta, né tanto meno trovarla pare essere l’intento dell’autore. Ci sono, tuttavia, indizi che possono farci avvicinare a una qualche forma di verità: si scoprirà, infatti, che nel benestare non è sempre annidato il bene, così come la giustizia non lo è nella legge.

Il lettore si ritrova catapultato in un universo in cui tutto è controvertibile e nulla è come sembra: è costretto a sospendere il proprio giudizio, rimanendo e accettando di essere un semplice osservatore. E così si ritrova al di là delle colpe e dei fatti, ad assistere incuriosito a una scia di vendette di cui, impotente, non può far altro che essere testimone mentre il sangue viene versato, inesorabilmente, tra le strade caotiche e abbruttite della New York di fine secolo.

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Tag: , , Last modified: Aprile 5, 2024
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