Arezzo (venerdì 25 aprile 2025) — Da quarant’anni, l’immagine sospesa di Menchino Neri che colpisce il pallone in acrobazia rimane scolpita nella memoria collettiva della città di Arezzo. Era il 9 giugno 1985, una domenica destinata a entrare nella storia sportiva locale, quando il capitano amaranto realizzò un gesto tecnico straordinario, destinato a diventare molto più di un semplice gol salvezza. La rovesciata contro il Campobasso – passata alla storia come la Rovesciata dei Sogni – ha assunto nel tempo una dimensione simbolica, incarnando valori di identità, appartenenza e riscatto.
di Alice Grieco
Per celebrare i quarant’anni da quell’episodio leggendario, il Museo Amaranto – con il patrocinio del Comune di Arezzo – organizzerà una giornata commemorativa il prossimo 9 giugno 2025, presso lo Stadio Comunale Città di Arezzo. L’iniziativa prevede un ricco programma, pensato per coinvolgere l’intera comunità aretina, nel segno della memoria e della passione sportiva.
“Vogliamo rendere omaggio a un uomo che ha dato tutto alla maglia amaranto,” afferma Stefano Turchi, rappresentante del Museo Amaranto. “Non solo come calciatore, ma anche come allenatore e punto di riferimento per più generazioni.” Nel pomeriggio, otto scuole calcio del territorio parteciperanno a un torneo dedicato ai bambini nati nel 2018, testimoniando il legame tra memoria sportiva e trasmissione dei valori alle nuove generazioni.
La serata sarà invece dedicata al ricordo e alla narrazione collettiva: un maxischermo proietterà le immagini più significative della carriera di Neri, mentre sul campo sfileranno ex compagni di squadra, calciatori da lui allenati e ospiti d’eccezione. In programma anche l’atteso incontro tra Menchino Neri e Giancarlo Ciappi, portiere del Campobasso che, dopo aver parato un calcio di rigore, si trovò costretto ad applaudire, da avversario, il gesto tecnico che cambiò la partita e il destino dell’Arezzo.
Quel pomeriggio del 1985 è divenuto un mito fondativo per il tifo amaranto. Dopo aver fallito un calcio di rigore ed essere stato sopraffatto dallo sconforto, fu solo grazie al fotografo Beppe e al massaggiatore Aldo Brunetti se Neri tornò in campo, quando ormai era pronto il cambio con Raggi. Da quella manciata di secondi nacque il miracolo: calcio d’angolo, palla rimessa in area, Mangoni al cross, e Neri che – con tempismo perfetto – si libra in aria per imprimere al pallone una traiettoria che sfida la fisica e la storia.
“Quel gol – spiega ancora Turchi – è il manifesto della sua grandezza, non solo per la difficoltà del gesto, ma per il momento in cui arrivò e per il significato che assunse: la salvezza, il riscatto, la bellezza pura del calcio.” E non è un caso che, nel tempo, il gesto sia entrato anche nel linguaggio popolare: su un muro di via Vittorio Veneto, uno street writer scrisse un giorno “Sei bella come la rovesciata di Menchino Neri”, sintetizzando con poesia urbana la potenza evocativa di quel momento.
Domenico “Menchino” Neri è stato un uomo di pochi compromessi, legato visceralmente all’Arezzo, tanto da firmare i contratti in bianco per amore della maglia. Avrebbe potuto brillare in Serie A, ma scelse il ritorno a casa, per contribuire al progetto sportivo della sua città. La rovesciata del 9 giugno 1985 rappresenta, ancora oggi, la vetta estetica ed emotiva del calcio aretino.
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